Mascarello Giuseppe e Figlio

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Tratto da Bibenda n°23 – febbraio 2007

L’ANIMA DI CASTIGLIONE
Simone Stellato
Parevano tanti piccoli soldati in parata in occasione della grande kermesse romana i produttori della cantina comunale di Castiglione Falletto capitanati da Maurizio Rosso. Dopo un’attenta e mediata panoramica possiamo definirli senza timor di smentire autentici servitori del territorio, ognuno in modo diverso e con caratteristiche peculiari che hanno reso gli assaggi ancora più entusiasmanti. Secondo studi recenti di zonazione si è giunti a ipotizzare che le variabili ambientali (clima, terreno ecc.) abbiano un ruolo limitato rispetto a quelle più strettamente correlate alle scelte dell’uomo (gestione del vigneto, vinificazione) nello spiegare la variabilità e la sensibilità del Nebbiolo da Barolo.

Alcuni wine maker, forse per il gusto della provocazione, sentenziano che il vino sia il vestito e l’enologo il sarto, ma è pur vero che da un anno all’altro il vino prodotto da una sottozona (e anche Castiglione potrebbe essere definito tale) muta le proprie caratteristiche sensoriali, avvalorando così l’importanza del fattore annata. Castiglione è Barolo dell’eleganza: tannini più composti che scorbutici, fascino d’insieme, sapida mineralità, meno introverso e ferroso del collega di Serralunga, meno monumentale e più calibrato, con dei bei profumi di lampone, rosa, rosmarino, terra, cacao. Il territorio regala anche molti Barbera che, pur non avendo giocoforza lo stesso registro espressivo sfaccettato del Nebbiolo, hanno dato prove sorprendenti specie nei ritorni aromatici, risultando forse un po’ “ipertrofici” (vedi arsura del 2003 con minor resa degli acini) quindi più pronti e con una corposità difficilmente ottenibile da altre annate, dopo le vacche magre del millesimo precedente funestato dalle grandinate.

E’ ormai acclarato che lo stress idrico dell’ultimo decennio ha messo a dura prova le esposizioni più soleggiate con buona parte dei bric e dei sorì, riconosciute da sempre come le migliori, cosicché risultati inattesi si sono avute da produzioni meno blasonate poste però ad altitudini più elevate. Senza essere tacciati di eresia possiamo ritenere che emerge tuttavia un Barolo moderno che concilia storia e avanguardia. Non pochi campioni infatti presentano un sensibile aumento dell’intensità cromatica a dispetto della naturale trasparenza dell’uva, grazie a una maggior stabilizzazione del colore durante i processi di vinificazione e maturazione. Qualcuno ha detto che sono i piccoli acini che fanno il vino, così come sono i piccoli fatti a costruire la storia. E nella storia di Castiglione Falletto c’è tutta la riservata operosità della gente di Langa, cui manca una maggiore visibilità mediatica in grado di dare ragione dell’impegno costante nella valorizzazione del territorio.

La diatriba infinita tra nuovo e vecchio stile non ha poi tutta questa ragion d’essere, quando l’identità del luogo è di per sé un valore un aggiunto. Che i vini di Castiglione siano vini-panda, da tutelare contro i vini-xerox della mondializzazione imperante?

Il Barolo della classe e dell’equilibrio: i vini di Castiglione Falletto propongono intensità olfattiva, dolcezza e morbidezza tannica, proporzione e finezza senza pari.

Tra le più celebri zone del Barolo, il territorio di Castiglione Falletto è sicuramente il meno conosciuto dal grande pubblico, il più riservato, ma per certi versi forse il più nobile e il più intonato del coro barolistico. Geograficamente al centro del comprensorio della denominazione, ha nell’austero e singolare castello a pianta quadrangolare il simbolo del comune, sin dal 1200 uno dei baluardi della nobile casata dei Falletti, trasformatosi poi in marchesato di Saluzzo e infine nel robusto mastio di frontiera del Regno di Savoia.

“Terra di Mezzo” tra zone di formazione geologica differente, i vigneti di Castiglione Falletto poggiano sulle “Arenarie di Diano”, formazione di età tortoniana prevalentemente composta da sabbie grigio – brune giallastre e arenaria, compresse tra le “Marne di Sant’Agata” della zona di La Morra e le “Formazioni di Lequio” di Serralunga. Il Barolo che si ottiene è quindi a metà strada tra la fruttuosità del vino lamorrese, la prestanza fisica dei vini di Monforte, il vigore tannico di Serralunga, la terrosità di Verduno e la florealità e la mineralità dei Barolo del comune di Barolo.

I vini di Castiglione Faletto propongono intensità olfattiva, dolcezza e morbidezza tannica, proporzione e finezza senza pari. E’ il Barolo della classe e dell’equilibrio. Il paese è un piccolo borgo silenzioso, poco abitato e raramente frequentato dai forestieri ma indissolubilmente legato alla viticoltura e al Barolo che lo ha reso famoso nel mondo. Molte e prestigiose le “sottozone” del comune, alcune altamente evocate, tra le quali spiccano Bricco Boschis, Fiasco, Pernanno, Rivera, Vignolo, Mariondino, ma autentici “grand cru” sono considerati i vigneti Villero, Rocche e Monprivato, già menzionati nella “Carta del Barolo” da Renato Ratti nel 1979. Il Villero, di ben 15 ettari, è il più esteso vigneto di Castiglione. Dona vini di sapore e struttura con tannini talvolta esuberanti. Opposti nei caratteri invece i vini delle Rocche e di Monprivato. Il Rocche è una sottile fascia di terreno di circa 8 ettari con suolo di medio impasto, leggermente sabbioso e tendente al calcareo: da vini fini, profumati e pregiati; ma nell’eccellenza rientra anche il Monprivato, 6 ettari di vecchie viti che scendono dal centro abitato sino alla frazione Garbelletto. Il terreno è marnoso, bianco e grigiastro, capace di donare nebbioli di struttura e longevità ma superbi in stile ed eleganza, forse la perfetta sintesi del Barolo di Castiglione.

Nonostante i 270 ettari vitati, di cui 173 a Nebbiolo con esposizioni prevalentemente ovest, sud ovest guardanti La Morra, sono poche decine le aziende presenti (55),e sono soprattutto soci conferitori dell’operosa Cantina Sociale Terre del Barolo, fondata nel 1959 dall’illustre Arnaldo Riviera. Ma a fianco dei grandi, seppur di ottimo livello, l’alta qualità castiglionese è espressa da un pugno di aziende; una dozzina di produttori dalle solide basi e dalle idee concrete. I loro vini hanno attraversato senza paura il periodo “rinascimentale” degli anni Novanta e delle giuste innovazioni hanno fatto tesoro, ma nelle sostanza non sono mutati, riuscendo a mantenere ben chiari i caratteri e i lineamenti distintivi del vino del territorio.

Le degustazioni

Barolo Monprivato Ca’ d’Morissio Riserva 1996
Giuseppe Mascarello – Via Borgonuovo 108 -12060 Monchiero (CN)
Rosso Docg – Nebbiolo 100% – 13.5% – € 180
Granato profondo con unghia sfumata, e travolgente nelle sensazioni di ciliegia sotto spirito, erbe di campo, frutti selvatici, viola e ricordi di torrefazione. La bocca è un profluvio di setosità, finemente ornata da tannini di gran calibro. Finale interminabile. 4 anni in botte grande. Faraona al tartufo bianco.

Dolcetto d’Alba Bricco in Castiglione Falletto 2004
Giuseppe Mascarello – Via Borgonuovo 108 -12060 Monchiero (CN)
Rosso Docg – Dolcetto 100% – 14.5% – € 12
Ricco di sentori animali, cuoio conciato, ruggine, humus, lampone e rosa selvatica. Polposo, calda sapidità minerale. Prototipo della classicità langarola. Solo acciaio. Finanziera.

Langhe Nebbiolo dai Vigneti di Proprietà 2004
Giuseppe Mascarello – Via Borgonuovo 108 -12060 Monchiero (CN)
Rosso Doc – Nebbiolo 100% – 14% – € 15
Granato trasparente. Erbe medicinali, rosa appassita, ciclamino, terra umida, note animali. E’ profondo ed evocativo, tannino ben risolto, equilibrato e teso. 15 mesi in botte grande. Chiude minerale ed ematico. Tagliata di manzo al pepe.